martedì 27 giugno 2017

Bambini dimenticati in auto - Siamo dei mostri? [DOWNLOAD DISPENSE GRATIS]


Bambini dimenticati in auto – Siamo dei mostri?
A tutti i genitori, anche a voi che state leggendo, può succedere di dimenticare in auto i propri bambini. Nessuno escluso: in certe situazioni di stress e stanchezza possono infatti scattare dei meccanismi nel cervello tali che anche la mamma o il papà più premurosi possono scordarsi il figlio piccolo in macchina. Sembra inaccettabile, eppure è così. Non si parla dei casi in cui lo si lascia consapevolmente qualche minuto per sbrigare una commissione (comportamento ovviamente sbagliatissimo), ma di quelli in cui proprio si rimuove la sua presenza sul seggiolino.

Spiegare un evento così tremendo e tragico è difficile e andrebbe valutato caso per caso per individuarne i motivi. In qualche misura sembra che però tali tragici incidenti abbiano qualcosa in comune. Si ipotizza una forma di dissociazione, in cui la memoria mente a se stessa, generando i cosiddetti ricordi falsi: si può pensare di aver fatto qualcosa che in realtà non si è fatto. I meccanismi cerebrali che regolano la memoria e la coscienza sono molto complessi e può accadere ad esempio che si sia convinti di avere svolto una determinata azione in maniera automatica dandola per scontata perché la si ripete tutti i giorni, quando invece non è così. Tenere a mente simultaneamente diversi compiti può a volte determinare che, in modo non consapevole, si passi da un compito all’altro scardinando le priorità che ci attenderemmo: così nel cervello può verificarsi una sorta di black-out alla base della tragica dimenticanza, come ad esempio di accompagnare al nido un figlio o dalla baby-sitter prima di andare al lavoro. Tale sovraccarico delle funzioni mentali può probabilmente avvenire a causa del forte stress emotivo, di stanchezza, di mancanza di sonno che sono certamente fattori di rischio ma non fattori causali.
È possibile che capiti a tutti. È un fenomeno che può riguardare ogni categoria sociale, genitori che sono persone presenti e premurose: non è giudicare la strada migliore, semmai provare a comprendere. A volte ci si dimentica di se stessi, non si dà ascolto a come ci si sente, ai segnali di stanchezza che corpo e mente   mandano silenziosamente pensando di poter controllare tutto: e purtroppo spesso ai genitori manca supporto sociale, aiuti concreti per conciliare lavoro, impegni e famiglia ma è anche difficile l’accettare di dover chiedere aiuto, quando ci si sente sopraffatti.
Vent’anni fa dimenticare un bambino in macchina era un fatto abbastanza raro. Le statistiche evidenziano un aumento significativo di questi casi a partire dagli anni Novanta, in seguito all’introduzione dell’airbag anche per il posto del passeggero a lato del guidatore. L’apertura dell’airbag in caso di incidente può essere pericolosa per i bambini, quindi gli esperti di sicurezza stradale suggerirono di sistemare il seggiolino non più sul sedile anteriore ma su quello posteriore. Le conseguenze di questo nuovo posizionamento furono una maggiore sicurezza ma una ridotta visibilità del bambino a bordo da parte del guidatore. Nessun esperto avrebbe mai immaginato che questa nuova norma potesse diventare un fattore rilevante nella casistica delle morti di bambini dimenticati in macchina.
Alcuni dei casi più eclatanti e dai risvolti tragici sono arrivati sulle colonne dei quotidiani fino a scuotere le coscienze dell’opinione pubblica per la loro drammaticità.


LA SPEZIA – Il 5 maggio 2016 un bambino di 4 anni è rimasto legato al seggiolino e chiuso nell’auto dei genitori, tra l’altro con le chiavi all’interno.
GROSSETO – Il 10 giugno 2015 un giovane papà ha lasciato per due ore la figlia di due anni sul sedile posteriore in macchina, pensando di averla portata in asilo.
NAPOLI – Il 22 luglio 2013 un bambino di 3 anni è stato lasciato chiuso in auto a Scampia.
PIACENZA – Il piccolo Luca Albanese, di 2 anni, è stato dimenticato, il 4 giugno 2013, in auto dal padre sotto il sole per 8 ore. Il padre non si è ricordato di lasciare il piccolo all’asilo.
ROMA – Il 19 maggio 2013 un bambino di 2 mesi è stato trovato chiuso in macchina.
ROMA – Il 4 giugno 2011 due gemellini di 11 mesi sono stati lasciati in automobile in via Oderisi da Gubbio, in zona Marconi. I genitori sono andati a giocare alle slot machines in un locale, portandosi dietro la figlia più grande di 2 anni.
PERUGIA – Jacopo, un bambino di 11 mesi, è stato lasciato per 3 ore da solo in auto a Passignano sul Trasimeno, vicino Perugia, il 27 maggio 2011. Il padre doveva accompagnarlo al nido, ma si sarebbe dimenticato.
TERAMO – Il 18 maggio 2011 a Teramo è morta Elena Petrizzi, di 22 mesi, è stata lasciata per 5 ore in auto dal padre, che si è recato al lavoro, non accompagnando la piccola alla scuola materna.
Non si vuole giustificare il loro comportamento ma si può accogliere l’urlo di sofferenza e di dolore di una madre o di un padre che si porteranno un gran senso di colpa per l’intera vita, perché potevano essere più attenti, più prudenti, più “responsabili”.
Il dolore che infligge un genitore nello scoprire il figlio/a morto/a in auto per una dimenticanza che purtroppo segnerà la sua vita si trasforma in impotenza totale che sarà accompagnata dalla consapevolezza di aver commesso un reato, perché quest’ultimo effettivamente è stato commesso, pur inconsapevolmente, pur innocentemente.
Si parla di abbandono dei minori e la pena va da 6 mesi a 5 anni. Si tratta di un reato di pericolo quindi non è necessario che si configuri l’evento lesivo: se si dimenticasse il figlio in auto e qualcuno dovesse intervenire e metterlo in salvo prima che gli possa succedere qualunque cosa, si compie comunque un abuso. Si tratta di reato colposo in quanto non c’è la volontà di far male ai propri figli, nel caso contrario si tratterebbe di omicidio o di lesioni. Accantonato l’aspetto penale, dal punto di vista civile possono partire tutta una serie di indagine per verificare se effettivamente si è in grado di rivestire la figura genitoriale.
Si potrebbero lasciare gli oggetti personali come la borsa o il telefono sul sedile posteriore, accanto al seggiolino, per essere certi di controllare una volta scesi dalla macchina, e di lasciare sempre sul sedile posteriore anche gli oggetti del bambino come “promemoria” sulla sua presenza.  
Utile anche segnare sullo smartphone, il tablet o lo smartwatch un promemoria per il giorno in cui si accompagna il bambino al nido o all’asilo, che segnali l’ora in cui il piccolo deve essere lasciato a destinazione. Fondamentale, inoltre, comunicare al partner, a un amico o a un familiare eventuali cambi di programma che comportino l’accompagnare o il riprendere il bimbo, e chiedere ad asili o baby-sitter di avvertire nel caso in cui il piccolo non sia stato lasciato nell’orario concordato. Infine, un dispositivo di allerta, sonoro o luminoso, che si attiva quando si spegne il motore e ci si allontana senza il bimbo può rivelarsi utile per prevenire eventuali dimenticanze.
Proprio in quest’ultima direzione si sta inoltre muovendo la tecnologia, con molte aziende e start-up che hanno deciso di specializzarsi nel mettere a punto sistemi di controllo in grado di segnalare la dimenticanza: ne sono un esempio i seggiolini con allarme incorporato come l’americano Embrace Evenflo DLX con SensorSafe, che nella cintura con cui si assicura il bimbo ha incorporato un sensore che si collega al display del cruscotto ed emette un segnale sonoro se il conducente spegne l’auto senza slacciare la cintura.
Embrace Evenflo DLX con SensorSafe

Un dispositivo molto simile arriva anche dall’Italia: Remmy è un sensore firmato da due papà italiani che si applica a qualsiasi seggiolino e che si alimenta tramite l’accendisigari. Se il conducente spegne il motore lasciando il bimbo sul seggiolino parte un allarme sonoro che segnala la presenza del piccolo nell’abitacolo, basandosi sul peso invariato (il costo è di 60 euro). Concetto del tutto simile a quello che caratterizza il “salva bebè” ideato dal ricercatore Fioravante Tiveron, composto da due sensori, uno da collegare al seggiolino, l’altro da lasciare sul sedile del guidatore: se l’adulto si alza dal sedile senza recuperare il bambino, scatta un allarme luminoso e sonoro che ne segnala la presenza.
Ancora, il belga Kenny Devlieger, di professione magazziniere, nel 2014 ha ideato Gabriel, un portachiavi che si collega wireless a un nastro sensibile alla pressione installante sotto ogni seggiolino: se si lascia l’auto e il peso sul seggiolino resta invariato, il portachiavi emette un primo segnale, mentre il tappetino abbinato inizia a monitorare la temperatura. Nel caso superi i 28 gradi, il portachiavi inizia a suonare con più frequenza e a volume più alto, sino a quando non si torna alla macchina a controllare.
Gabriel

Chi non si separa mai dallo smartphone, invece, può contare sulle app: Waze, la popolare applicazione di Google per monitorare il traffico, ha aggiunto alle feature gratuite il “Promemoria bimbo in auto”, una notifica accompagnata da un segnale sonoro che ricorda al guidatore di controllare l’abitacolo una volta arrivati a destinazione. Basta abilitare la funzione dal menù impostazioni, e il promemoria viene inviato una volta registrato il percorso effettuato dall’auto.
Funzionamento simile anche per l’app Kars4Kids e per l’italiana Infant Reminder, una delle prime a essere sviluppata per prevenire le morti per “dimenticanza”: una volta scaricata sullo smartphone e attivata registra il percorso e, una volta raggiunta la destinazione, inizia a inviare notifiche che, se
non vengono visualizzate, fanno scattare il “protocollo di emergenza”, con invio di email e messaggi ai numeri memorizzati di persone che possono intervenire in tempo.
Ilenia Cicatello

https://drive.google.com/open?id=0B3gEQ4Y3gvH1d1BaLVM4dUVmYUU

Bambini dimenticati in auto - Siamo dei mostri? [DOWNLOAD DISPENSE GRATIS]


Bambini dimenticati in auto – Siamo dei mostri?
A tutti i genitori, anche a voi che state leggendo, può succedere di dimenticare in auto i propri bambini. Nessuno escluso: in certe situazioni di stress e stanchezza possono infatti scattare dei meccanismi nel cervello tali che anche la mamma o il papà più premurosi possono scordarsi il figlio piccolo in macchina. Sembra inaccettabile, eppure è così. Non si parla dei casi in cui lo si lascia consapevolmente qualche minuto per sbrigare una commissione (comportamento ovviamente sbagliatissimo), ma di quelli in cui proprio si rimuove la sua presenza sul seggiolino.

Spiegare un evento così tremendo e tragico è difficile e andrebbe valutato caso per caso per individuarne i motivi. In qualche misura sembra che però tali tragici incidenti abbiano qualcosa in comune. Si ipotizza una forma di dissociazione, in cui la memoria mente a se stessa, generando i cosiddetti ricordi falsi: si può pensare di aver fatto qualcosa che in realtà non si è fatto. I meccanismi cerebrali che regolano la memoria e la coscienza sono molto complessi e può accadere ad esempio che si sia convinti di avere svolto una determinata azione in maniera automatica dandola per scontata perché la si ripete tutti i giorni, quando invece non è così. Tenere a mente simultaneamente diversi compiti può a volte determinare che, in modo non consapevole, si passi da un compito all’altro scardinando le priorità che ci attenderemmo: così nel cervello può verificarsi una sorta di black-out alla base della tragica dimenticanza, come ad esempio di accompagnare al nido un figlio o dalla baby-sitter prima di andare al lavoro. Tale sovraccarico delle funzioni mentali può probabilmente avvenire a causa del forte stress emotivo, di stanchezza, di mancanza di sonno che sono certamente fattori di rischio ma non fattori causali.
È possibile che capiti a tutti. È un fenomeno che può riguardare ogni categoria sociale, genitori che sono persone presenti e premurose: non è giudicare la strada migliore, semmai provare a comprendere. A volte ci si dimentica di se stessi, non si dà ascolto a come ci si sente, ai segnali di stanchezza che corpo e mente   mandano silenziosamente pensando di poter controllare tutto: e purtroppo spesso ai genitori manca supporto sociale, aiuti concreti per conciliare lavoro, impegni e famiglia ma è anche difficile l’accettare di dover chiedere aiuto, quando ci si sente sopraffatti.
Vent’anni fa dimenticare un bambino in macchina era un fatto abbastanza raro. Le statistiche evidenziano un aumento significativo di questi casi a partire dagli anni Novanta, in seguito all’introduzione dell’airbag anche per il posto del passeggero a lato del guidatore. L’apertura dell’airbag in caso di incidente può essere pericolosa per i bambini, quindi gli esperti di sicurezza stradale suggerirono di sistemare il seggiolino non più sul sedile anteriore ma su quello posteriore. Le conseguenze di questo nuovo posizionamento furono una maggiore sicurezza ma una ridotta visibilità del bambino a bordo da parte del guidatore. Nessun esperto avrebbe mai immaginato che questa nuova norma potesse diventare un fattore rilevante nella casistica delle morti di bambini dimenticati in macchina.
Alcuni dei casi più eclatanti e dai risvolti tragici sono arrivati sulle colonne dei quotidiani fino a scuotere le coscienze dell’opinione pubblica per la loro drammaticità.


LA SPEZIA – Il 5 maggio 2016 un bambino di 4 anni è rimasto legato al seggiolino e chiuso nell’auto dei genitori, tra l’altro con le chiavi all’interno.
GROSSETO – Il 10 giugno 2015 un giovane papà ha lasciato per due ore la figlia di due anni sul sedile posteriore in macchina, pensando di averla portata in asilo.
NAPOLI – Il 22 luglio 2013 un bambino di 3 anni è stato lasciato chiuso in auto a Scampia.
PIACENZA – Il piccolo Luca Albanese, di 2 anni, è stato dimenticato, il 4 giugno 2013, in auto dal padre sotto il sole per 8 ore. Il padre non si è ricordato di lasciare il piccolo all’asilo.
ROMA – Il 19 maggio 2013 un bambino di 2 mesi è stato trovato chiuso in macchina.
ROMA – Il 4 giugno 2011 due gemellini di 11 mesi sono stati lasciati in automobile in via Oderisi da Gubbio, in zona Marconi. I genitori sono andati a giocare alle slot machines in un locale, portandosi dietro la figlia più grande di 2 anni.
PERUGIA – Jacopo, un bambino di 11 mesi, è stato lasciato per 3 ore da solo in auto a Passignano sul Trasimeno, vicino Perugia, il 27 maggio 2011. Il padre doveva accompagnarlo al nido, ma si sarebbe dimenticato.
TERAMO – Il 18 maggio 2011 a Teramo è morta Elena Petrizzi, di 22 mesi, è stata lasciata per 5 ore in auto dal padre, che si è recato al lavoro, non accompagnando la piccola alla scuola materna.

Non si vuole giustificare il loro comportamento ma si può accogliere l’urlo di sofferenza e di dolore di una madre o di un padre che si porteranno un gran senso di colpa per l’intera vita, perché potevano essere più attenti, più prudenti, più “responsabili”.
Il dolore che infligge un genitore nello scoprire il figlio/a morto/a in auto per una dimenticanza che purtroppo segnerà la sua vita si trasforma in impotenza totale che sarà accompagnata dalla consapevolezza di aver commesso un reato, perché quest’ultimo effettivamente è stato commesso, pur inconsapevolmente, pur innocentemente.
Si parla di abbandono dei minori e la pena va da 6 mesi a 5 anni. Si tratta di un reato di pericolo quindi non è necessario che si configuri l’evento lesivo: se si dimenticasse il figlio in auto e qualcuno dovesse intervenire e metterlo in salvo prima che gli possa succedere qualunque cosa, si compie comunque un abuso. Si tratta di reato colposo in quanto non c’è la volontà di far male ai propri figli, nel caso contrario si tratterebbe di omicidio o di lesioni. Accantonato l’aspetto penale, dal punto di vista civile possono partire tutta una serie di indagine per verificare se effettivamente si è in grado di rivestire la figura genitoriale.
Si potrebbero lasciare gli oggetti personali come la borsa o il telefono sul sedile posteriore, accanto al seggiolino, per essere certi di controllare una volta scesi dalla macchina, e di lasciare sempre sul sedile posteriore anche gli oggetti del bambino come “promemoria” sulla sua presenza.  
Utile anche segnare sullo smartphone, il tablet o lo smartwatch un promemoria per il giorno in cui si accompagna il bambino al nido o all’asilo, che segnali l’ora in cui il piccolo deve essere lasciato a destinazione. Fondamentale, inoltre, comunicare al partner, a un amico o a un familiare eventuali cambi di programma che comportino l’accompagnare o il riprendere il bimbo, e chiedere ad asili o baby-sitter di avvertire nel caso in cui il piccolo non sia stato lasciato nell’orario concordato. Infine, un dispositivo di allerta, sonoro o luminoso, che si attiva quando si spegne il motore e ci si allontana senza il bimbo può rivelarsi utile per prevenire eventuali dimenticanze.
Proprio in quest’ultima direzione si sta inoltre muovendo la tecnologia, con molte aziende e start-up che hanno deciso di specializzarsi nel mettere a punto sistemi di controllo in grado di segnalare la dimenticanza: ne sono un esempio i seggiolini con allarme incorporato come l’americano Embrace Evenflo DLX con SensorSafe, che nella cintura con cui si assicura il bimbo ha incorporato un sensore che si collega al display del cruscotto ed emette un segnale sonoro se il conducente spegne l’auto senza slacciare la cintura.
Embrace Evenflo DLX con SensorSafe

Un dispositivo molto simile arriva anche dall’Italia: Remmy è un sensore firmato da due papà italiani che si applica a qualsiasi seggiolino e che si alimenta tramite l’accendisigari. Se il conducente spegne il motore lasciando il bimbo sul seggiolino parte un allarme sonoro che segnala la presenza del piccolo nell’abitacolo, basandosi sul peso invariato (il costo è di 60 euro). Concetto del tutto simile a quello che caratterizza il “salva bebè” ideato dal ricercatore Fioravante Tiveron, composto da due sensori, uno da collegare al seggiolino, l’altro da lasciare sul sedile del guidatore: se l’adulto si alza dal sedile senza recuperare il bambino, scatta un allarme luminoso e sonoro che ne segnala la presenza.
Ancora, il belga Kenny Devlieger, di professione magazziniere, nel 2014 ha ideato Gabriel, un portachiavi che si collega wireless a un nastro sensibile alla pressione installante sotto ogni seggiolino: se si lascia l’auto e il peso sul seggiolino resta invariato, il portachiavi emette un primo segnale, mentre il tappetino abbinato inizia a monitorare la temperatura. Nel caso superi i 28 gradi, il portachiavi inizia a suonare con più frequenza e a volume più alto, sino a quando non si torna alla macchina a controllare.
Gabriel

Chi non si separa mai dallo smartphone, invece, può contare sulle app: Waze, la popolare applicazione di Google per monitorare il traffico, ha aggiunto alle feature gratuite il “Promemoria bimbo in auto”, una notifica accompagnata da un segnale sonoro che ricorda al guidatore di controllare l’abitacolo una volta arrivati a destinazione. Basta abilitare la funzione dal menù impostazioni, e il promemoria viene inviato una volta registrato il percorso effettuato dall’auto.
Funzionamento simile anche per l’app Kars4Kids e per l’italiana Infant Reminder, una delle prime a essere sviluppata per prevenire le morti per “dimenticanza”: una volta scaricata sullo smartphone e attivata registra il percorso e, una volta raggiunta la destinazione, inizia a inviare notifiche che, se
non vengono visualizzate, fanno scattare il “protocollo di emergenza”, con invio di email e messaggi ai numeri memorizzati di persone che possono intervenire in tempo.
Ilenia Cicatello

https://drive.google.com/open?id=0B3gEQ4Y3gvH1d1BaLVM4dUVmYUU

Istituzioni di Diritto dell'Unione Europea [DOWNLOAD DISPENSE GRATIS DI ECONOMIA]


L’Unione  Europea  è  una  struttura  istituzionale  che  nel  tempo  è  stato descritta dalla dottrina  attraverso una metafora:  un tempio che poggia su tre pilastri.

Il pilastro centrale è quello dell’Unione europea, i due pilastri laterali sono costituiti dalla politica estera e della sicurezza comune e dalla cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni.

Sin dai tempi di Immmanuel Kant, l’idea che potesse esistere un unico stato europeo era stata coltivata più volte da intellettuali “ Il diritto internazionale dev'essere fondato su un federalismo di liberi Stati”, scrittori come Victor Hugo affermarono che “Verrà un giorno nel quale l'uomo vedrà questi due immensi insiemi, gli Stati Uniti d'America e gli Stati Uniti d'Europa”, e politici come Giuseppe Mazzini: “L’epoca nuova […] è destinata ad organizzare  un'Europa  di  popoli,  indipendenti  quanto  la  loro  missione interna, associati tra loro a un comune intento”…



ORIGINI,EVOLUZIONE E CARATTERI DELL’ INTEGRAZIONE EUROPEA

I PRIMI MOVIMENTI EUROPEISTI

Uno dei primi promotori del progetto di unire gli Stati europei fu il conte Richard Coundenhove - Kalergi, il quale fondò nel 1924 un’associazione denominata Unione paneuropea ,avente lo scopo di preservare l’Europa, da una parte, dalla minaccia sovietica e dall’altra dalla dominazione economica degli Stati Uniti.
Fondamentalmente furono 3  le concezioni che ispirarono tale progetto:

1.      visione di tipo confederale, avanzata da Aristide Briand, il cui progetto prevedeva la creazione di una organizzazione politica tra gli Stati partecipanti, che abbia obbiettivi comuni a tutti ma che non metteva in discussione la sovranità di ognunoàPERMANENZA DEI NAZIONALISMI
2.      visione di tipo federalista, visione che accomunava tre autori: SPINELLI, ROSSI E COLORNI. Secondo tale impostazione, espressa nel Manifesto di Ventotene, l’obiettivo immediato era un unione politica europea secondo cui i Paesi europei, al fine di assicurare la pace, avrebbero dovuto rinunciare alla propria sovranità, e secondo cui si sarebbe dovuti giungere ad una nuova entità, la Federazione europea, dotata di un proprio esercito, di una propria moneta, di proprie istituzioni e di una propria politica estera.(NO NAZIONALISMI)
3.      visione funzionalista e graduale, che nonostante il comune obiettivo con la seconda concezione, si  proponeva di costruire PROGRESSIVAMENTE una situazione di integrazione tra i Paesi europei ( non immediata), attraverso forme di coesione e solidarietà tra gli stessi.(Jean Monnet)

LE ORGANIZZAZIONE EUROPPE DEL SECONDO DOPOGUERRA

Una delle prime organizzazioni europee fu L’ OECE, Organizzazione europea di cooperazione economica, creata nel 1948 sotto la spinta di George Marshall, il quale nell’enunciare un piano di aiuti per la ricostruzione dell’ Europa sconvolta dalla guerra, chiedeva di creare un istituzione che si prendesse il compito di amministrare tale aiuti; richiesta accolta dai Paesi dell’Europea occidentale e concretizzatasi  appunto nell’OECE.
Quest’ultima è un organizzazione internazionale di carattere intergovernativo, cioè destinata a operare mediante organi; così come lo è anche l altra organizzazione europea creata in quegli anni e cioè il CONSIGLIO D’EUROPA del 1949.


LA NASCITA DELLA COMUNITA’ EUROPEA DEL CARBONE E DELL’ ACCIAIO

La CECA nasce come una comunità sopranazionale e non più quindi come un organizzazione internazionale. La novità è principalmente à il trasferimento dei poteri sovrani da parte degli Stati membri a enti, appunto le comunità sopranazionali.
All’origine della Ceca vi è la celebre dichiarazione di Robert Schuman, che contiene...............


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https://drive.google.com/file/d/0B3gEQ4Y3gvH1eTNOeDNOOElCcU0/view?usp=sharing

Diritto Romano [DOWNLOAD DISPENSE GRATIS DI GIURISPRUDENZA]


Tra i primi esami che sostenni all’università fu proprio diritto romano, una volta divenuta tutor insegnai ai miei studenti proprio le nozioni e le tematiche principali della struttura della materia.
Nella dispensa di affronteranno i concetti principali tra cui la nozione di esperienza giuridica e la trattazione degli istituti fondamentali del diritto privato romano: il diritto di famiglia, la proprietà e gli altri diritti reali, le obbligazioni e le successioni, il processo.

Le principali conoscenze acquisite riguarderanno:
- L’evoluzione del diritto privato nel corso della storia di Roma
- Le origini del diritto privato moderno
- Concetti e categorie del diritto privato
- Capacità di cogliere l’evoluzione del diritto nel suo svolgimento storico
- Capacità di comprendere i concetti fondamentali inerenti allo studio del diritto privato......... __>>>


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martedì 20 giugno 2017

Presentazione


DispenseGratis.it nasce come strumento di luogo di aggiornamento sempre dinamico ed efficiente per la navigazione nel mondo del diritto, dell’economia, della letteratura e dell’informazione culturale.

Se sei iscritto a un corso di laurea della facoltà di Giurisprudenza ed Economia.

Nel Blog troverai una raccolta di appunti, esercitazioni, dispense, tesi e riassunti in download per gli esami dei settori disciplinari nonché articoli sugli argomenti di maggiore rilievo e dei casi  in evidenza del mondo del diritto e dell’economia.

Il blog mira ad agevolare l’apprendimento  per tutte le materie universitarie dei corsi seguiti.

About Me
Da una scuola che sembra avere porte sempre più pesanti con aule sempre meno accessibili, nasce la mia idea. Un luogo aperto a tutti. Facile da trovare, facile da frequentare con nessuna restrizione ed un grande progetto: Condividere le conoscenze comuni, le mie e quelle dei miei collaboratori, con chiunque abbia voglia o necessità di crescere. Crescere insieme. Noi come ideatori di questo che vuole essere un Blog all’avanguardia nel genere, ci mettiamo a disposizione rispondendo alle vostre domande. Imparando a nostra volta come in una collaborazione, valicando il rapporto insegnate - studente. Dopo 7 anni di insegnamento universitario, esco da un’aula fatta di mattoni ed entro nel mondo della comunicazione virtuale. La tecnologia al servizio del sapere e non viceversa. Un sogno che si avvera.

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