giovedì 29 marzo 2018
Una diversità fatta di niente [DOWNLOAD DISPENSE APPUNTI RIASSUNTI GRATIS DI ECONOMIA]
Onestamente non so dire sotto cosa archiviare questa che ormai sembrerebbe essere una triste consuetudine del nostro tempo. Razzismo, bullismo, non lo so davvero. Il dispiacere più grande, al di là della morte di una ragazza, è appunto il fatto che ormai le pagine di cronaca sono piene di queste maledette storie. Storie che devastano famiglie. Botte, calci e pugni per quelle che pare essere la direzione che sta prendendo la nostra società. Miriam Moustafa, era in autobus in compagnia di un suo amico quando, il 20 febbraio scorso, è stata picchiata da un gruppo di coetanee. Aveva appena ricevuto la notizia di essere stata ammessa all’università. Aveva scelto ingegneria per il trampolino di lancio del suo futuro. Un futuro che è stato cancellato da quell’ultimo viaggio in autobus.
Di origini egiziane ma nata e cresciuta a Olbia, Miriam aveva già sbattuto contro l’ignoranza e la violenza del suo tempo. Altri episodi di cattiveria l’avevano vista protagonista in passato. Un paio di ragazze del
“commando” che le ha spezzato la vita infatti, si erano accanite su di lei già una volta, e forse più. Difesa invano dall’amico e dal conducente dell’autobus, era stata trasportata in ospedale e poco dopo dimessa troppo frettolosamente. Caduta in coma per le gravi ferite riportate, dopo tre settimane ha trovato la fine. Questa è la triste cronaca dell’accaduto. Una cronaca fredda come il cuore delle persone che le hanno chiuso gli occhi per sempre. Ditemelo voi il perché. Di bullismo se ne hanno piene le tasche, di razzismo pure. Fa schifo definire tutto questo come una costante del nostro tempo. La morte di qualcuno come cartolina del nostro mondo. Si cercano tutti i colpevoli, come sempre. Si cerca il movente. Si cercano tutti i perché. Si scava nella merda e nell’orrore per poter dormire sonni tranquilli. Trovato il mostro, la paura passa. Poi l’attesa sempre più breve che conduce al disastro successivo. Sono stanco. Serve pulizia. Serve pace. Si devono lasciare andare i luoghi comuni secondo i quali ci deve essere un perché a tutto questo. L’unica cosa che è chiara è che l’essere umano fa schifo. Va riprogrammato. Va ripulito da dentro. Idee, pensieri. Sciogliere catene e costumi. Religioni, politiche, usanze. Occorre tornare tutti uguali. Occorre tornare indietro a quando non c’era nulla che ci distinguesse uno dall’altro. Occorre resettare. Ma si può tutto questo? Dicono che ogni cosa, raggiunto il proprio apice, crolla e dopo il silenzio, si può ricostruire. Stiamo crollando, andando a fondo, morendo. Aspettiamo il silenzio della fine ormai. È come se attendessimo di finire il male che c’è. Come se stessimo raschiando il barile della violenza come unica risorsa. Poi, potremo rinascere. A noi tocca tenere duro e aspettare. Non so se sperare che tutto ciò duri ancora molto o che domani finisca tutto. Allora facciamo del proprio meglio, per non finire tra i colpevoli, anche se alla fine ci siamo dentro tutti. Io che scrivo, tu le leggi. E intanto la gente muore per una diversità che non esiste.
Franco Quadalti.
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