giovedì 27 luglio 2017
Biotestamento, diritto alla dignità. [DOWNLOAD DISPENSE GRATIS]
Biotestamento, diritto alla dignità.
Viene da piangere pensando a qualcuno, che nel pieno delle proprie facoltà, decide di farla finita, di togliersi la vita, come a terminare quello che ha definito calvario. Uno o cento, mille motivi ci sono dietro a una scelta come questa, e non è diritto di nessuno, giudicarla. Io non lo farei. Scrivi una lettera in cui ti scusi, ringrazi, chiedi di capire. Accetti la fine. Uno sguardo che non ti veda nessuno poi via, ti lanci nel vuoto, ti spari, ti impicchi, te ne vai.
Scegli insomma, anche se agli altri, è dato obbligo di saperti fermare in qualche modo. Ma a te della legge in quel momento non frega nulla. Frega solo di te, perché al di là tutte le parole del mondo, nessuno potrà mai capirti fino in fondo.
Sei libero di farlo. E lo fai.
Non è così per tutti, purtroppo. Forse alla fine delle mie righe avrò un motivo in più per stare dalla parte della libertà di scelta, a qualsiasi costo. Non ci sono più gambe a reggere quella scelta, non ci sono a volte nemmeno più braccia, occhi. Solo pensieri. A volte rimane solo la mente a combattere un mostro che ha ormai vinto. Il suo nome non è importante. Può essere una qualsiasi malattia degenerativa, un incidente.
Ciò che conta è che non ci si può mettere in piedi e dire basta. Quel “basta” che ha come nome l’eutanasia, quando anche la mente ti abbandona. O meglio, quando la capacità di relazionarsi con il mondo esterno, ti abbandona.
Perché a volte la vita fa così. Ti chiude in una scatola insonorizzata. Tu sei vivo, ma sei lì dentro, in uno spazio irraggiungibile. Tutti fuori a piangere un dolore che solo tu puoi sentire.
Scelgono gli altri per te. Parenti, medici, specialisti. Tutti tranne uno.
In questi giorni, qualcosa sembrava stesse cambiando.
Qualcuno era riuscito a scappare, piegando in due l’opinione pubblica. Aprendo gli occhi e forse un po’ anche il cuore.
L'annuncio dalla Svizzera: "Alle 11,40 se ne è andato con le regole di un Paese che non è il suo”.
Dj Fabo aveva scelto una casa diversa dalla sua per addormentarsi per sempre, era stato costretto a fuggire.
Ha morso un pulsante per attivare l'immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Ha anche scherzato, dicendo che sarebbe rientrato in Italia per autodenunciarsi. Poi è partito.
Si è parlato molto di Biotestamento, se ne sta parlando. Qualcosa si sta facendo, a rilento, come sempre.
In questi giorni era previsto l'inizio della discussione in aula ma in commissione Sanità troppe richieste di modifiche e tanti interventi. Se ne riparlerà a settembre.
Una parola strana, Biotestamento. Si riassume in un’altra parola soltanto. Libertà. Libertà di scelta. Scegliere di dire basta alla sofferenza, basta all’accanimento terapeutico, basta alla vita. Una semplice ma chiara e determinata pianificazione sulla propria morte. Dall’interruzione del cibo, dell’acqua, delle terapie, lasciando aperta la strada ai medici di poter obiettare, spostando questa “responsabilità” a qualcun altro dentro la struttura ospedaliera. Quindi ancora nulla, se parla soltanto.
Con 326 voti a favore, 37 contrari e 4 astenuti la Camera ha approvato la proposta di legge sulle disposizioni anticipate di trattamento. Numeri. Numeri per ora senza una legge. Scuse per ora. La paura di confondere l’accanimento terapeutico e l’eutanasia è troppo grande per avvallare a cuor leggero questa legge.
Numeri, persone.
“Ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di futura incapacità di autodeterminarsi, e dopo aver acquisito adeguate informazioni mediche sulle conseguenze delle sue scelte, può, attraverso disposizioni anticipate di trattamento (Dat), esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, compresi il consenso o il rifiuto a idratazione e nutrizione artificiali”.
Troppe parole quando è “basta”, l’unica via di fuga.
Mi piace pensare alla fine, che si possa arrivare ad una legge solida. Veloce, che non lasci spazio all’interpretazione, ma che sia davvero una porta dalla quale uscire, in casa propria, da un corpo che non sa più parlare.
Franco Quadalti
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