lunedì 31 luglio 2017

Femminicidio [DOWNLOAD DISPENSE GRATIS]


FEMMINICIDIO
“L’ho uccisa perché non ha lavato i piatti!”
La parola “femminicidio” suona male, ma serve. Serve per definire il delitto perpetrato contro una donna perché è donna!
Il termine stesso, “femminicidio”, si usa quando in un crimine il genere femminile della vittima è una causa essenziale, un movente del crimine, che nella maggior parte dei casi avviene all’interno di legami familiari.
“Tutto doveva essere fatto come decidevo io.”




Come ricorda l’esperta e avvocato Barbara Spinelli, consulente dell’ONU in materia di violenza sulle donne (autrice del libro "Femminicidio, dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale"), questa parola non se la sono inventata i giornali. Negli anni ’90 una antropologa messicana di nome MarcelaLagarde ha analizzato le violenze perpetuate sulle donne messicane individuando le cause della loro marginalizzazione in una cultura machista (Chi sostiene o pratica il machismo, facendo sciocca esibizione di virilità) e in una società che non dà tutele dal punto di vista giuridico, con indagini lasciate pendere e con lo stupro coniugale non considerato come reato. Lagarde è la teorica del termine femminicidio. In esso, oltre all’omicidio, racchiude anche tutte le discriminazioni e pressioni psicologiche di cui una donna può essere vittima. Lo definisce così: “La forma estrema di violenza di genere contro le donne – scrive Lagarde – prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine che comportano l’impunità tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa”.
Di genere si muore!
Dobbiamo essere noi DONNE, ad aiutarci, denunciando sin da subito qualunque azione fatta contro di noi dai nostri “presunti uomini” che dicono di amare, ma che dal momento in cui scatta la “prima mossa”, porteranno la nostra vita a stare sul filo di un rasoio e ci porteranno alla “morte”.

Gli autori di femminicidi nella maggior parte dei casi hanno una fascia di età compresa tra i 31 e i 40 anni, seguita da quella che comprende un'età tra i 41 e i 50.
Le vittime invece sono più giovani: a morire per mano dei propri compagni sono per lo più ragazze tra i 18 e i 30 anni.
E' da evidenziare come sia in crescita il fenomeno del femminicidio a scapito delle più anziane; aumentano infatti gli omicidi verso donne di età compresa tra i 71 e gli 80 anni.
Il rapporto che lega la vittima e il suo carnefice è, in molti casi, di natura sentimentale, con una relazione in atto al momento dell'omicidio o pregressa.
Analizzando il “modus operandi” degli omicidi, emerge un quadro brutale e primitivo. Secondo le analisi condotte da Istat in collaborazione con il Ministero della Giustizia, si tratta di colluttazioni corpo a corpo dove l'assassino sfoga una rabbia inaudita. L'arma più utilizzata è il coltello e in più del 40 per cento dei casi le donne vengono colpite ripetutamente, quasi mai con solo due o tre colpi mortali. Nel 15,5 per cento dei casi la donna viene uccisa con oggetti di uso comune: martelli, accette, picconi, rastrelli e impiegati brutalmente fino a renderla esanime.

Più tortuosa è la ricostruzione del movente: quasi sempre la causa è legata a gelosia e possessione nei confronti della vittima. Spesso, alla base dei dissidi ci sono motivi economici.
In alcuni episodi l'uomo uccide la donna perché preferisce la sua morte al mantenimento della relazione o per timore dell'eventuale scoperta di adulterio.
“Ho sempre pensato di essere nel giusto quando picchiavo e umiliavo tutti, io sono un violento. A 11 anni per una punizione spinsi mia madre contro una poltrona, rompendole una costola. Quando mi sposai, andò peggio. È una donna e le donne hanno paura!”


A ottobre 2013 il Senato ha approvato il decreto legge contro il femminicidio. La normativa rientra nel quadro delineato dalla Convenzione di Istanbul, primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. L'elemento di novità è il riconoscimento della violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione.
La legge approvata, che rientra nel quadro della convenzione di Istanbul, si basa soprattutto sull’inasprimento delle pene e delle misure cautelari. È stato introdotto l’arresto in flagranza obbligatorio per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking. La polizia giudiziaria potrà disporre l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
Gli aggressori allontanati dall'abitazione familiare potranno essere controllati attraverso un braccialetto elettronico e in caso di stalking potranno essere disposte intercettazioni telefoniche.
Il nuovo testo prevede l’inasprimento delle pene quando la violenza è commessa contro una persona con cui si ha una relazione, e non soltanto se si convive o si ha un vincolo (recesso o meno) di matrimonio. Le aggravanti sono previste anche quando i maltrattamenti avvengono in presenza di minori e contro le donne incinte.
Denunciamo!

https://drive.google.com/file/d/0B3gEQ4Y3gvH1X2dKLWJTdXVKeTQ/view?usp=sharing

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