venerdì 12 gennaio 2018
Marina, fino alla fine [DOWNLOAD DISPENSE APPUNTI RIASSUNTI PDF GRATIS]
Era nata il 21 ottobre 1941.
Di una donna non si dice mai l’età, ma lei non aveva paura di nulla. È morta Marina Ripa di Meana, al secolo Marina Elide Punturieri. Aveva 76 anni. Da oltre 16 anni combatteva contro il cancro. La donna che è stata non verrà raccontata qui. La donna che è diventata neppure. Solo i suoi ultimi pensieri. Si è spenta nella sua casa a Roma, nell’abbraccio dei suoi cari. Una donna che ha sempre vissuto davvero, senza filtri, senza maschere. Personaggio televisivo, scrittrice, stilista. Guidata dalla sua ironia e dalla sua genuinità, irrompeva nelle case degli italiani. Un suo desiderio, tornare alla Terra senza soffrire. Sempre forte e mai arrendevole nei confronti del suo mostro, dopo Natale aveva dovuto mollare perché il corpo ormai la stava abbandonando. "Tutto ormai mi è difficile, mi procura dolore insopportabile”, uno dei suoi ultimi messaggi alla sua gente. Tornare alla Terra senza soffrire, il suo pensiero. Allora il suo messaggio. In un video testamento diffuso dal Tg5 e registrato qualche giorno fa in casa sua, affermava. "Ho qui un messaggio per tutti gli italiani.
L'ho scritto ma purtroppo non sono in grado di leggerlo perché parlare non mi è più possibile. Per questo incarico la mia amica Maria Antonietta Farina Coscioni Dopo Natale le mie condizioni di salute sono precipitate. Il respiro, la parola, il mangiare, alzarmi: tutto, ormai, mi è difficile, mi procura dolore insopportabile: il tumore ormai si è impossessato del mio corpo. Ma non della mia mente, della mia coscienza. Ho chiamato Maria Antonietta Farina Coscioni, persona di cui mi fido e stimo per la sua storia personale, per comunicarle che il momento della fine è davvero giunto. Le ho chiesto di parlarle, lei è venuta. Le ho manifestato l'idea del suicidio assistito in Svizzera. Lei mi ha detto che potevo percorrere la via italiana delle cure palliative con la sedazione profonda. Io che ho viaggiato con la mente e con il corpo per tutta la mia vita, non sapevo, non conoscevo questa via". Si può, ora si può scegliere di addormentarsi senza più dolore, nell’attesa della fine, senza soffrire come nelle sue volontà, senza scappare dal suo Paese, senza dover fuggire in Svizzera, la terra che ha accolto tanti che avevano detto basta prima che la morte li andasse a prendere di sua volontà. La volontà di scegliere quindi. Poter scegliere, almeno in ultimo, come andare via, perché a volte tutta l’esistenza ti vieta ciò che vorresti. Allora, almeno alla fine, la giusta scelta, la propria. Non è un fuggire. È un “adesso mi fermo qui, scendo, andate senza di me”. Scegliere, per sé stessi, pagando da soli il prezzo di quella scelta, perché dove finisce l’amore, inizia sempre l’egoismo, quello degli altri che vorrebbero vederti sempre combattere, fino alla fine delle forze, perché tanto la fatica è la tua. Come la gloria, come la fama. No. Giusto così. Non un addio, ma un “ciao” detto con il cuore di chi non ce la fa più e sceglie di addormentarsi alla fine del viaggio, nel luogo che ritiene più sicuro, quello accanto ai compagni di viaggio.
Franco Quadalti
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