lunedì 18 dicembre 2017

Biotestamento, Diritto alla vita [DOWNLOAD DISPENSE APPUNTI RIASSUNTI PDF GRATIS]


“Ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di futura incapacità di autodeterminarsi, e dopo aver acquisito adeguate informazioni mediche sulle conseguenze delle sue scelte, può, attraverso disposizioni anticipate di trattamento (Dat), esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, compresi il consenso o il rifiuto a idratazione e nutrizione artificiali”. Con 180 "sì", 71 "no" e 6 astenuti l'Aula del Senato ha approvato il DDL sul trattamento biologico. Il provvedimento alla fine, diventa legge. La norma disciplina il consenso informato del paziente ai trattamenti sanitari e agli accertamenti diagnostici, interviene in tema di terapia del dolore, divieto di ostinazione irragionevole nelle cure e dignità nella fase finale della vita, introduce l'istituto delle Disposizioni anticipate di volontà (Dat) e lo strumento della pianificazione condivisa delle cure. Alla fine vince la vita, che non significa necessariamente vivere. Significa scegliere. Significa essere liberi. Liberi di pensare, di decidere, di restare, di andarsene. La vita insomma, quella cosciente, quella vera. Il contrario di questa parola, nel suo significato, non è “morte” ma sopravvivere. Io la vedo così. Non siamo liberi mai. È qualcosa più forte di noi.

Abbiamo bisogno delle catene per sentirci parte di questo mondo. Chissà poi perché scegliamo di restare piantati a terra anziché volare e vediamo con occhi puliti solo negli ultimi attimi. Quelli che precedono il buio terreno, il freddo. Solo in quel momento vogliamo toglierci tutti i fardelli che ci tengono incatenati e vogliamo essere liberi. Il Biotestamento dice questo. Se vuoi, puoi scegliere. Sei libero adesso. Da adesso. Quando la vita ti ha girato le spalle, puoi restituirle il favore e lasciarti andare. Metto da parte il cinismo e guardo meglio. Questa legge dice che quando la vita inizi a sentirla davvero addosso, puoi afferrarla con tutto te stesso e scegliere dove andare. Almeno una volta, almeno quella. La parte romantica di me vede in questa legge l’ultimo scoglio di una schiavitù imposta, dovuta o voluta. È un “non trattenermi, voglio andare via”. Mina Welby, intervistata subito dopo, con un sorriso che dice tutto, accarezza un’idea: "Anche chi ha votato contro nel profondo del cuore la approva". E credo che abbia ragione. Al di là di ogni mero interesse, di ogni ipocrisia, di ogni timore o paura sulla questione morte, ogni persona sa cosa è giusto, cosa vorrebbe per sé, cosa significa la parola libertà. Non ci sarà più bisogno quindi di andare altrove per lasciarsi andare. Non sarà più necessario sentirsi liberi dovendo fuggire. Vince la parte buona stavolta. Vince il cuore appunto come dice dice Mina Welby. Chi ha votato contro, come mai prima d’ora, forse per un attimo ha sperato di non contare, di non essere visto. Forse chi ha votato contro si è nascosto così tanto da permettere alla vita di vincere. Troppe volte scelgono gli altri per noi, per sciocchezze anche. Troppe volte per le cose importanti invece lasciamo che siano gli altri a decidere per noi. Alla fine del viaggio, da ora, non ci sarà più bisogno e non si dovrà più farlo. Si comprenderà il vero valore dell’essere senza pesi. Si comprenderà una volta ancora il vero significato della parola libertà.
Franco Quadalti

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