venerdì 1 dicembre 2017
Slodoban Praljak. L'ultima fuga [DOWNLOAD DISPENSE APPUNTI RIASSUNTI PDF GRATIS]
Aveva studiato all'accademia di arte drammatica. Come in una rappresentazione teatrale, davanti al mondo intero, ha inscenato il suo spettacolo e alla fine ha chiuso il sipario. Slobodan Praljak lascia l’aula del tribunale scortato da medici, morendo poi in un ospedale all’Aja, nei Paesi Bassi. Il Generale croato ironia della sorte, passerà alla storia per come ha ucciso sé stesso e non per aver messo in atto una vera e propria pulizia etnica per espellere i non croati da alcune aree della repubblica di Bosnia Erzegovina. Il tutto, per creare una “grande Croazia”. Omicidi, aggressioni sessuali e stupri, distruzione di proprietà, detenzione e deportazione. Questi i capi di imputazione. Queste le accuse mosse contro il generale croato. Queste le motivazioni della sentenza che ha adito, in piedi, con gli occhi persi nel vuoto, e una piccola bottiglietta contenete del veleno. “Non sono un criminale di guerra, mi oppongo a questa condanna”, le sue ultime parole prima di togliere il tappo alla bottiglietta e berne il contenuto.
Il resto è ormai storia, una storia virale, un video che lo mette in prima pagina di tutti i giornali del mondo. Di lui si conosce questo, si ricorderà questo gesto. Solo di questo purtroppo. Le persone non sanno, non lo ricordano negli anni 90. Non lo avevano nemmeno sentito nominare. Nessuno forse sapeva. Poi un giorno, un video di un uomo che potrebbe sembrare Babbo Natale, con gli occhi spenti, le mani tremolanti. Una morte in diretta. Processo sospeso tra le grida e lo sbigottimento. Un generale è abituato a dare ordini, anche a sé stesso. Così è stato. Non si sta qui adesso a giudicare il generale. A quello ha pensato l’Onu. Qui si discute l’uomo. La sua scelleratezza in vita, la sua vigliaccheria sul finire. Come qualcuno che ruba ogni giorno qualcosa e alla fine salva una vita, spazza via un’esistenza di grigiore con un gesto eroico, Slobodan compie l’omicidio perfetto, facendo sparire agli occhi del mondo, anni e anni di tragedie con una bottiglietta di veleno, in perfetta arte drammatica. Così, uno schiaffo e via, al mondo, alle vittime, alla stampa, ai capi di stato, alle forze militari, ai tribunali. Saluti a tutti e applausi, che lui non ha visto né sentito. Troppo comoda. Il teatro è finzione e la vigliaccheria è scritta su un copione. Quando smetti i panni dell’attore, il gesto lo lascia al personaggio e torni a essere chi eri. Qui il gesto resta dell’attore. La fuga non è in un copione. La vigliaccata è tutta sua. La vita è un gioco strano, non si scappa dai propri errori. Non ci sono antidoti, neppure veleni. Dicono essere tutto rimandato. “Non sono un criminale di guerra, mi oppongo a questa condanna”. Personalmente non credo alla buona fede di quest’uomo. Chi sa di aver subito un torto resta e combatte. Così ci aspetta da un generale. Così ti insegnano nell’esercito, nella vita. Il resto sono chiacchiere. Chiacchiere e filmati virali in cui un anziano accusato di stragi, finge di essere innocente e si suicida per la vergogna o , come si vede nei film, per non essere preso vivo.
Franco Quadalti
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