Averla una Ferrari. Poi come la mantieni? Faccio l’impiegato, mica l’industriale. Poi dove la parcheggi?
Ecco, c’è chi a una domanda come questa non si pone problemi. La risposta potrebbe essere “dove capita”. Si perché chiariamoci, la Ferrari mica è una Panda o una Smart che la metti dove ti pare. La Ferrari è la Ferrari oh. Cioè voglio dire, quando passa, chi è che non si gira a guardarla? E chi se ne frega se poi alla guida c’è un ragazzo o un anziano, un industriale o un manager, un tipo a posto o un coglione?
Capitano cose che io guarda, perdo quell’aria da lord inglese che da sempre mi contraddistingue. Leggo ora che a Milano un tizio armato di cavallino rampante color blu, decide di lasciare il mezzo parcheggiato in parte in un parcheggio riservato agli invalidi. Sai com’è, lasciare una Ferrari a “cavallo” tra due parcheggi, non suona poi così male. Però, mi spiace, tra le cose che odio di più negli automobilisti, c’è proprio quel gesto che non ti lascia troppe domande. Ti toglie anzi da dentro tutta la voglia di essere educato. Qualche anno fa ricordo di aver visto una signora che occupava indebitamente un parcheggio riservato ai portatori di handicap. Ricordo di essermi fermato e di avergliela fatta spostare. Ricordo perfettamente anche il mio stato emotivo. Ero completamente fuori di me. Lo stesso stato emotivo addirittura del proprietario della Ferrari per giunta, che sentitosi chiedere gentilmente di spostarla da un padre che doveva far scendere il figlio disabile dall’auto, ha pensato di insultare e prendere a spintoni il malcapitato papà.
Voglio dire, ma come ti permetti? Non lo vedi che ho una Ferrari? Una macchina così mica la posso parcheggiare come un comune mortale. Una macchina così merita una storia da raccontare ogni volta che la tiri fuori dal garage. E una storia, la racconterà anche stavolta. Esiste lo sdegno per un gesto così, qualcosa di più per la reazione dopo. Chiaramente quando le forze dell’ordine sono arrivate, del bolide blu e del suo padroncino, nessuna traccia. Però la targa farà la sua strada, fino ad arrivare al tavolo della procura. Giusto così. Ma c’è dell’altro. Chi la guidava, lo faceva senza nemmeno regolare patente di guida italiana. Sequestrata tempo prima. Segno che poi, chi ne fa una, ne ha sempre pronte almeno altre due. Cosa succede all’essere umano? Perché ci manchiamo sempre così tanto di rispetto? Perché non abbiamo un limite? Perché la mamma da bambini non ci ha detto abbastanza…”vieni qui che non ti faccio niente”?
“Io me ne frego di te e della polizia”, avrebbe detto il proprietario della fuoriserie, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. L’uomo, dopo gli insulti e le spinte, è poi risalito in macchina e andato via. Via con se si è portato ogni forma di umanità, educazione, rispetto. Lascia stare il parcheggio. Quello che è avvenuto dopo aver spento l’auto in piena sosta vietata, è anche peggio. Ce la meritiamo l’estinzione forse, se ad ogni passo dobbiamo saperci difendere dall’uomo nero, dal lupo cattivo, dall’auto pirata, dall’alcolizzato, dal drogato, dallo stupratore, dall’uomo con la Ferrari. Chi è l’uomo con la Ferrari? Ce n’è un po’ in ognuno di noi? Dove andiamo a parcheggiarla la nostra “Ferrari” ogni giorno? Al posto giusto? Dentro le righe? Ne siamo certi?
Pensiamoci bene. Però oggi il cattivo è lui. Ed è giusto così. Oggi sta a lui farsi gridare addosso. Perché è vero che la Ferrari è l’auto più bella del mondo. Ad essere onesti è anche vero che il blu dell’auto e il giallo delle righe di un parcheggio invalidi, si sposano bene. Ma ancor più vero è che non esiste disabilità più grande della cattiveria umana, e per quella, non ci sono parcheggi, ma solo un posto dove più o meno, almeno una volta, hanno mandato tutti.
Franco Quadalti
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