venerdì 3 novembre 2017

Alice, ragazza Down in banca [DOWNLOAD DISPENSE APPUNTI RIASSUNTI GRATIS]


Alice ha 23 anni. Nata e cresciuta al Torrino, una zona di Roma, vicino al Grande Raccordo Anulare. Ogni mattina si reca regolarmente in ufficio, sul posto di lavoro. Alice lavora presso una delle nuove filiali della BNL Gruppo BNP Paribas aperta vicino alla stazione Tiburtina. Cosa c’è di strano? Forse che a 23 anni già lavora e riveste un incarico di responsabilità? Non basta, c’è di più. E questo di più non rende la vicenda strana, ma emozionante. Alice è affetta dalla sindrome di Down. Eppure lavora. Lavora in Banca. Occhiali e smalto alle unghie. Elegante. E ogni mattina si siede alla sua scrivania. Grazie ad un grande impegno personale e al sostegno della famiglia e dell'Associazione Italiana Persone Down, ha realizzato un bellissimo sogno: ottenere un lavoro. Non siamo ipocriti. Non è una cosa semplice e nemmeno così comune. A far del buonismo siamo tutti capaci, però quando si tratta di concretizzare un bel pensiero, arrivano i limiti.

Alice questi limiti li ha trovati e superati. Non deve essere stato semplice. Ma Alice ha la sindrome di Down, non è svogliata o persa nei suoi problemi. Non è diversa, ma speciale.
L'iter professionale di Alice è avvenuto mediante il Servizio di Inserimento Lavorativo di AIPD Roma. Due anni fa una breve esperienza lavorativa come tirocinante presso la catena Burger King. Poi Alice ha deciso che non le bastava. Ha in seguito deciso di dare avvio alla formazione retribuita all'interno della direzione generale della BNL. Il suo inserimento ha reso fiera l'intera AIPD, perché si tratta del primo caso per il nostro Paese in cui una persona con sindrome di Down riesce ad essere ammessa in un contesto che, senza ombra di dubbio, richiede lo svolgimento di mansioni piuttosto complicate. Quattro ore al giorno, cinque giorni alla settimana. Nulla di eccezionale, tutto normale. Come Alice. Alice è una persona normale. Come tutti. Lo dice lei ogni mattino con i suoi gesti. Con il suo impegno. 
In fondo siamo ciò che facciamo, giusto? Alice lo fa e lo fa bene. Non è una malattia, un deficit, un handicap, che definisce la persona. Non lo è mai.
Darei un lavoro a una ragazza affetta da questa sindrome? Non lo so. Ma per ogni mio, nostro non lo so, ci sarà sempre un’Alice pronta a dimostrare la nostra ignoranza. Ci sarà sempre un’Alice che si presenta al lavoro perché ha colto un’opportunità che non le è stata negata e che ha saputo cogliere. Alice non è come noi, forse è meglio. Forse in ufficio per lei non sono sempre rose e fiori, ma anche noie, scazzi, pensieri. Nulla di nuovo, nulla di male. Una di noi.
Una di noi, ma non come noi. Forse meglio.
Franco Quadalti


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