venerdì 10 novembre 2017

Elena, di amore, di precarietà, e di altre belle cose [DOWNLOAD DISPENSE APPUNTI RIASSUNTI GRATIS]


33 anni, senza amore per scelta sua, senza lavoro per scelta di altri. Tra l’uovo e la gallina, nasce prima l’esigenza concreta di sentirsi realizzati. Di essere quella persona sognata anni prima sui banchi di scuola. Una scelta difficile però. Non è qui che si può scegliere un lavoro per lei. Qui c’è solo attesa, un paio di mesi racconta Elena in una lettera. Un paio di mesi. Tanto dureranno i suoi pochi risparmi. Allora un futuro presumibilmente altrove. Senza soldi per ora. Senza amore. La sua scelta. La scelta di non legarsi perché poi alla fine si va via. Solitamente si va via quando le cose vanno male. Lei sa che poi dovrà andare via comunque dall’amore. Allora no. O almeno, allora non qui. Di certo, non ora. Nella foto che vedo sorseggia qualcosa. I suoi occhiali da sole sul tavolino e guarda il mare. Si vede che non è felice. Probabilmente si sente sola. Abbandonata. Non dalla gente, ma da un sistema che la inchioda su quella banchina a guardare il mare senza nessuna opportunità concreta per far fruttare i suoi studi e le sue innumerevoli esperienze lavorative passate. Sottopagate tra l’altro. E non c’è che da crederle. Purtroppo è una triste realtà. Elena sceglie di restare sola. Ha visto già altri suoi amici molto preparati in ambito lavorativo dover andare via dall’Italia e lasciare il cuore a casa, o portarlo con sé tutto fracassato. Il cinismo ormai ha preso il posto della voglia di qualcuno accanto, dice. L’unica cosa che può scegliere ora è un no a qualcuno. Non ci prova nemmeno. Inutile. Di testa le scriverei che purtroppo ha ragione.

Che il pane non si guadagna con l’amore e non si mangia con gli abbracci. Le scriverei che andarsene tra due mesi, quando saranno finiti i soldi è sbagliato. Andarsene subito, oggi, adesso, è la scelta giusta. Appoggiare quel bicchiere, mettere gli occhiali sulla testa perché non c’è neppure il sole e sparire. Primo treno, e via. Altrove. Dove poco importa, tanto peggio di così si muore. Ma con la testa non si vive mai fino in fondo. Le scriverei quello che davvero penso. Le scriverei che muori quando finisci di sognare. Le scriverei che muori quando hai il cuore chiuso. Che se vede il mare può sempre sentirsi al sicuro. Che non è scappando che si risolvono i problemi e non è certo creandone altri che si risolvono i primi. Le scriverei che non è scritto da nessuna parte che i suoi amici hanno fatto la scelta giusta a lasciare il cuore qui per andare via, o hanno abbandonato qualcuno e se stessi per dirsi che si mangia solo altrove.
Le scriverei che il cinismo non è la soluzione alla vita. È un muro e non una scala. L’amore invece è un ascensore. Le scriverei di lasciare aperti gli occhi e il cuore, le speranze, e se vuole anche la valigia. Tanto quello che deve accadere, accade. Con noi o senza di noi. La vita sa sempre cosa è meglio. Non scegliamo noi per lei e quando ci imponiamo di farlo, ci facciamo male. Bisogna trovare se stessi prima di trovare qualcun altro, questo è vero. Ma non credo lei sappia chi è fino in fondo, se ha scelto di andare via rotolandosi tra le mani quei pochi soldi nelle tasche. Io non ho la soluzione al suo problema. Posso solo dire che il no all’amore come rifugio al non soffrire un giorno, è sbagliato. Posso solo dire che il lavoro qui è difficile perché le persone sono sbagliate. È la gente, sempre la gente che rallenta il corso della vita. La propria e quella degli altri. Che la mette a sedere a sorseggiare qualcosa con gli occhi diretti troppo lontano, in un posto che non sanno nemmeno se esiste.
Franco Quadalti

https://drive.google.com/file/d/1kDRBdgGoaOvcRw_J53enVbmODWtJutuv/view?usp=sharing

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