giovedì 23 novembre 2017
Capitano Ultimo: gli occhi del Boss [DOWNLOAD DISPENSE APPUNTI RIASSUNTI PDF GRATIS]
Il Boss, Totò Riina, da qualche giorno se ne è andato lasciando dietro di se tonnellate di domande alle quali con molta probabilità non si avrà mai risposta. Una buona parte dei segreti di Cosa Nostra resteranno custoditi in questo silenzio eterno. Tra le tante domande, una. Chi era Totò Riina davvero? Una risposta sembra averla trovata il Capitano Ultimo. L’uomo che diresse il commando che portò agli arresti nel gennaio del 1993, il Boss. In una intervista, mascherato da un bavaglio mimetico per rendersi irriconoscibile, parla di quel giorno, di quell’uomo, di quegli occhi che vide dopo averlo ammanettato. Occhi. Del Capitano Ultimo sono visibili solo quelli durante l’intervista oltre che naturalmente udibili le sue parole. Parole dure. Parole decise, parole a tratti in netta discordanza tra loro. Dopo aver ascoltato tutta l’intervista, resto perplesso.
Il Capitano parla di Riina come un uomo vigliacco. Parla dei suoi occhi, e non ha dubbi. In quegli occhi vede la vigliaccheria. Parla di come le persone comuni possano averci visto il potere. Un flagello secondo il Capitano. Dove c’è il potere, non nasce nulla di bello. Parla del popolo italiano all’estero. Parla di come lui stesso sia stato accolto come un fratello dalle genti di altre parti del mondo solo per essere stato italiano. Parla della fratellanza, dell’unione. Poi torna a quel giorno. Parla del Boss. Gli si chiede se sia stato una persona cattiva, il Boss. Lui non giudica. Dice che è sbagliato farlo. Lui non è nessuno per giudicare gli altri. Parla di come le sue parole siano dettate dal suo cuore. Non è un giudizio il suo. È un sentire. Nessuno è buono o cattivo. Ma in quegli occhi, è certo, c’era un uomo vigliacco. Non entro nel merito del Riina Boss, nemmeno come uomo. Ma sono certo che negli occhi di una persona non si possa leggere la vigliaccheria. Negli occhi c’è la paura di un uomo, c’è la serenità, ci può essere la determinazione, la sicurezza. L’arroganza. La bellezza, l’innocenza. Lo stupore. La vigliaccheria di un uomo è nelle azioni che compie. Nei suoi gesti, lontano dagli occhi. La vigliaccheria è nel suo operato. Nella sua mano. Ciò che ha letto quel giorno è frutto di un giudizio dettato da anni di ricerca, da anni di azioni. Negli occhi di quell’uomo ormai solo, c’era probabilmente la consapevolezza della fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. La vigliaccheria non la trovi tra i colori degli occhi o dall’espressione del volto. Dalle rughe della fronte o da un’espressione. È lontana da quel giorno. E se è esistita davvero, è rimasta tra le strade, per tutti quegli anni. Fino al giorno del suo arresto. Senza giudizi, senza proclami. Nel silenzio della fine di un uomo che ha dettato la sua legge, senza troppe parole.
Franco Quadalti
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