martedì 10 ottobre 2017

Cento passi, tra sbarre e sorrisi [DOWNLOAD DISPENSE APPUNTI RIASSUNTI GRATIS]


Al numero 53 di Via Melloni a Milano, esiste un carcere. Si, nel cuore della Milano bene, in uno stabile signorile dei primi del novecento, dal 2006 c’è una struttura detentiva, un carcere. Dipende da San Vittore anche se non è vicino. In un luogo così lontano dalla zona detentiva per eccellenza milanese, c’è un posto che più comunemente viene chiamato galera. Ci sono le sbarre alle finestre. I muri di protezione, alti. Gli agenti sono in borghese, l’area esterna è piena di giocattoli. Tricicli, dondoli, casette colorate. Si, Nel cuore di Milano esiste l’unica struttura per madri detenute. C’è vita dentro carcere, ci sono bambini che giocano, urla, risate. Madri, figli. Amore. Errori da scontare.L’ICAM, Istituto a Custodia Attenuata per detenute Madri, unico in Italia nel suo genere appunto, ospita otto madri con i loro dieci figli. Tutti in età compresa nella fascia 0-5 anni. Madri straniere, madri privilegiate. Nel nostro paese a dire il vero, e più precisamente a Venezia e a Torino, esistono altre due strutture detentive per madri, ma sono inglobate dentro il carcere. Non è la stessa cosa. Qui a Milano se ti affacci al vetro probabilmente antiproiettile, al di là del muro vedi la città, la vita normale. Poco importa se alle finestre ci sono le sbarre, poco importa se le persone che si vedono passeggiare in abiti civili sono poliziotti. Ci sono i figli. La scelta è stata quella di non mentire ai bambini che hanno chiesto, che hanno fatto domande. Vanno all’asilo i bambini, ma non sono le madri che vanno a prenderli. Hanno scelto di dire la verità. Di spiegare il perché di queste alte pareti di vetro, sbarre di ferro al di là della lavagna con i gessetti. Non si mente ai bambini, una madre non mente mai al proprio figlio. Anche quando la verità fa male. Privilegiate. Sì perché in questo ambiente esclusivo, si è cercato di mantenere vivo il rapporto unico della vita per eccellenza. La madre, suo figlio. Le ragazze oltre a lavorare per la gestione della struttura (pulizia spazi comuni, cucina, lavaggio e stiraggio di tovaglie, tende, lenzuola) e ad occuparsi dei bambini, partecipano a laboratori (sartoria, corsi di italiano, teatro).
Una struttura “approvata” dalla collettività. Cittadini, negozianti, addetti ai lavori. Tutti vicini a queste ragazze. Che significato ha questa struttura? Mi piace pensare che le sbarre non si vedano, nascoste dietro le tende, nascoste agli occhi dei bambini. Le madri quelle sbarre ce le hanno dentro. Un giorno, vicino o lontano che sia, fisicamente se ne andranno, ma mai del tutto. Porteranno sempre addosso l’errore commesso, porteranno sempre negli occhi quel luogo che le ha tenute lontano dalla vita vera. Ma forse penseranno a Via Melloni 53 in un modo speciale. Un piccolo lusso dentro a un inferno fatto una catena invisibile durata anni. Ho sempre pensato al carcere come uno strumento punitivo. Non mi vesto di ipocrisia e ammetto che in certi casi, così dovrebbe essere. In realtà, in maniera più specifica, il carcere ha valore riabilitativo. All’ICAM ci provano, e nelle parole delle volontarie presenti all’interno della struttura, c’è la chiave per la riuscita di questo progetto. “Cerchiamo semplicemente di fare compagnia alle mamme, di giocare con i bambini, e di trasmettere un po’ di serena normalità. In realtà sono loro, quando ci vedono e ci corrono incontro, a regalarci una grande gioia”. Dicono così, vedono anche sorrisi. Con i bambini che giocano, madri che li guardano, li accudiscono, li vedono in parte crescere, anche se la via è sbarrata da una porta blindata, forse le sbarre vanno a nascondersi dietro alle piccole lavagne, dietro ai pupazzi di pezza, tra i raggi di una piccola bicicletta, nei ricordi un giorno. Che questo possa insegnare a una madre qualcosa di più, qualcosa di meglio. Che non sia solo un pagare un prezzo con la giustizia. Che non sia solo tempo che passa. Al di là di un muro che sembra non finire mai, c’è la libertà. Con un figlio per mano, forse, quel muro non è mai troppo alto.
Franco Quadalti

GUARDA IL SERVIZIO DELLE IENE 31/10/2017


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