mercoledì 18 ottobre 2017
Una rete... di pedofili [DOWNLOAD DISPENSE APPUNTI RIASSUNTI GRATIS]
La fonte involontaria sono i social in cui i genitori postano le foto dei figli.
Affrontiamo una notizia di questi ultimi giorni.
Nell’inchiesta della Procura di Trento per una rete di pedofili dediti allo scambio di immagini online è coinvolto anche un magistrato dalla Corte d’appello di Reggio Calabria, di 58 anni.
La notizia del suo arresto era stata diffusa il 2 ottobre scorso.
Le indagini condotte dalla polizia postale di Bolzano e coordinate dal PM trentino, sono iniziate circa un anno e mezzo fa dall’analisi del pc di un uomo di 40 anni.
Le sue dichiarazioni hanno insospettito gli investigatori della Polizia delle Comunicazioni, i quali hanno individuato, tra le prove digitali del computer sequestrato, un intenso utilizzo dell’applicazione “Voip” ed una rubrica composta da un centinaio di contatti dislocati su tutto il territorio nazionale.
Gli investigatori sono riusciti, attraverso l’utilizzo di particolari software, a ricostruire moltissime conversazioni dalle quali emergeva la morbosità degli interlocutori nei confronti di pratiche sessuali con minorenni.
L’uomo è risultato essere il fulcro di una rete con oltre un centinaio di contatti con i quali lo stesso, a volte presentandosi come madre di una bambina minorenne, affermava di essere attratto sessualmente da bambini.
Gli investigatori riescono a tirare le fila su ben 48 persone coinvolte.
Sono passati vent’anni. Era l’8 maggio 1997 quando entrava in vigore la prima legge sulla privacy: da allora la protezione dei dati è diventata parte integrante del nostro essere cittadini, ma resta la frontiera su cui si gioca buona parte del nostro futuro e si combattono nuove sfide, dalla lotta al terrorismo allo strapotere dei giganti del web, dal cyberbullismo alla pedopornografia, che dilaga con l’involontario contributo di genitori incauti.
Il Garante della privacy, Soro, invita i genitori ad evitare le pubblicazioni di fotografie dei propri figli sui social.
Il pericolo è che le immagini possano essere utilizzate da uomini senza scrupoli.
La pedopornografia è in rapida crescita, migliaia le foto di bambini rubate ai genitori incauti, i cui profili diventano fonte involontaria dei pedofili.
In questo mondo digitale diventa difficile per lo Stato rintracciare gli autori di reati ed intervenire applicando i criteri di territorialità e di competenza.
La tastiera permette di nascondersi, di falsificare la propria identità, di truffare e manipolare le persone.
Sul web, inoltre, l’identità personale si riduce ad un profilo da sfruttare commercialmente: diventiamo tutti consumatori, utenti, e viene annullata, così, la nostra unicità.
Il diritto alla protezione dei dati viene spesso sacrificato volontariamente dalla persona in cambio di utilità, app, servizi digitali che paghiamo con la nostra libertà.
“Che cosa facciamo noi perché questi bambini possano guardarci sorridendo e conservino uno sguardo limpido, ricco di fiducia e di speranza? Che cosa facciamo perché questi occhi non vengano turbati e corrotti da ciò che incontreranno nella rete, che sarà parte integrante e importantissima del loro ambiente di vita?
Lavorare insieme per avere sempre il diritto, il coraggio e la gioia di guardare negli occhi i bambini del mondo”. (Papa Francesco)
Ilenia Cicatello
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