venerdì 27 ottobre 2017

Sahar morta di fame [DOWNLOAD DISPENSE APPUNTI RIASSUNTI GRATIS]


Si muore di sonno, si muore d’amore, si muore di paura, si muore di questo e di quello. Cazzate.
Si muore di fame. Succede ancora. Succede ogni maledetto giorni da qualche parte nel mondo e a me viene il vomito a pensare a tutto questo. Etto da parte la guerra per un attimo. Un flagello troppo grande da descrivere un qualche riga. Come pure la fame. Mi vengono in mente le sfilate delle miss di turno che intervistate dichiarano “un augurio che sparisca la fame nel mondo”. Mi viene da vomitare.
Sahar, un mese di vita, è morta di fame in Siria. La bambina, nata nella zona di Ghouta sotto assedio, non è riuscita a sopravvivere a causa della grave malnutrizione. La guerra e la fame. Ma è morta di fame. I genitori non avevano i soldi per comprare il latte. Noi buttiamo un buon 25% delle cose che compriamo. Chiacchiere da Bar? Forse. Siamo troppo lontani per dare una mano e forse ci accorgeremmo che più ci avviciniamo lì, e più si diventa come loro. Prima il freddo, poi il caldo, uno sparo, la paura, la guerra, sei già lì.
E muori. A 70 anni come a un mese. Muori di tutto, anche di fame. Non guardo la foto della bambina. Non la voglio guardare e rabbrividisco anche al commento del giovane fotografo che l’ha scattata. “Ero in imbarazzo di fronte a quel corpicino, poi nove ore dopo è morta”.

Non ce la farei. Al diavolo la cronaca. Al diavolo chi ha le colpe. Se le prenda e paghi una volta per tutte. Non c’è più la bambina dentro a quel corpo. Non c’era nemmeno prima. Era altrove a giocare e a ridere di questo mondo malato. Ha lasciato un simbolo per tutti, che con buona probabilità domani sarà già dimenticato. Se non c’è chi soffre non c’è notizia. Ormai da tanto le cose belle non fanno notizia perché sono poche. In Tv e sui giornali siamo bombardati di calcio, di automobilismo. Dal nuovo aeroporto internazionale che ospita cento mila aeroplani al grattacielo talmente alto che se ti butti dall’ultimo piani muori di vecchiaia prima di toccare la pavimentazione fatta rigorosamente di lapislazzuli. Però i bambini muoiono di fame e la verità è che non frega nulla a nessuno. Facce inorridite, poi una battuta…”eh…che mondo!!” poi cappuccino e brioche. Non quella semplice ma quella ripiena delle nostre ipocrisie. L’avete mai vista l’espressione di un bambino dopo che ha mangiato? No? Allora la felicità voi non sapete che volto ha. Avete mai visto una bambina di un mese morta di fame? No? Allora voi siete al sicuro. Dormite sonni tranquilli che la vita è bella. Che se ti tamponano l’auto poi c’è l’assicurazione. Che al cinema danno un film d’azione dove chi muore poi te lo ritrovi sei mesi dopo sul set di un film romantico, dove tradito dalla moglie, l’anno dopo fa il sacerdote nella commedia più vista alla Televisione. Qui, chi muore, lo fa sul serio. Con l’espressione di chi è stato abbandonato. Da tutti.
Non la voglio più guardare quella foto. In quella foto c’è ogni singolo gesto che potevamo fare e non abbiamo fatto. In un suo libro Chuck Palahniuk scriveva che forse all’inferno non si finisce per quello che si fa, ma per quello che potremmo fare e non facciamo. Ogni maledetto gesto d’amore verso il prossimo che teniamo nelle tasche, ci ammala e fa ammalare tutti. Siamo uomini a metà. Destinati a morire. Non qui, non di fame.
Sahar ha vissuto poco qui. Il tempo di vedere che qui, non c’è nulla di buono per i bambini.
E questa è la verità.
Franco Quadalti


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